Listen, Radical Feminism!
Text written in the occasion of the presentation of the video by Angela Marzullo, Listen, Radical Feminism! at Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea for WOOJ – Women Out of Joint: il femminismo è la mia festa (28-29-30 September 2018), a festival promoted with IILA (Istituto italo-latinoamericano).
[This text is in Italian]
Angela Marzullo, Listen, Radical Feminism!, 2018, still frame from video, 45 min., HD, Stereo, Color.
Audio Tape -11.14.1972- A-Side.
Listen, Radical Feminism! è l’ultimo video di Angela Marzullo, la trascrizione e la sua traduzione all’inglese della registrazione di una seduta di autocoscienza del gruppo di Rivolta Femminile, il 14 novembre 1972, contrassegnata come: “discorso: contenuti vaginale – cli”.
Il video è la trasposizione visiva dei 30 minuti di discussione del gruppo. Contrariamente ai lavori precedenti dell’artista, costruiti tramite il montaggio secondo una linea narrativa ben precisa, qui la ricerca estetica si esprime piuttosto nella scelta del lungo piano sequenza di 30 minuti e del monocromo, come unica immagine/colore che senza interruzioni accompagna e fa da sfondo alla discussione.
In questo modo l’artista visualizza anche formalmente la radicalità del discorso femminista, conservando l’integrità del principio dell’autocoscienza per il quale tutti gli argomenti sono sullo stesso piano. Il video diventa allora la cornice simbolica che sostiene e potenzia il discorso senza entrare in competizione con esso attraverso le immagini.
Attraverso il dispositivo dell’astrazione monocroma Angela Marzullo mette in essere una spazialità senza tempo che permette di mettere in connessione le donne che ascoltano oggi con le donne che parlavano negli anni Settanta, attraverso il colore simbolo del femminismo, il viola intenso del piano sequenza.
La vibrazione dello schermo è animata dal ritmo dei sottotitoli in inglese che scorrono in rosso sul monocromo viola, realizzati in un carattere tipografico disegnato da una donna che è coerente con la prospettiva femminista di ridisegnare la scrittura per poter re-immaginare il mondo.
Normalmente utilizzato come integrazione necessaria alla comprensione di un testo in una lingua diversa, il sottotitolo diventa ora invece il cuore del lavoro che proprio attraverso la traduzione in inglese rende possibile la comprensione della parola e dunque il suo significato urgente e intimo, diventando accessibile al pubblico non solo italiano.
Angela Marzullo, Listen, Radical Feminism!, 2018, still frame from video, 45 min., HD, Stereo, Color.
Audio Tape -11.14.1972- A-Side.
Listen, Radical Feminism! è il primo lavoro della video maker alle prese con il materiale audio di un archivio di 40 ore di registrazione delle sessioni di autocoscienza del gruppo di Rivolta Femminile negli anni ‘71 e ‘72. Un archivio “selvaggio”, perchè mai ancora istituzionalizzato, che Angela Marzullo ha ricevuto in dono sulla base di una relazione di fiducia che rispecchia quel gesto di affidamento teorizzzato proprio dal femminismo italiano come metodo di trasmissione del sapere intergenerazionale per la creazione di una cultura femminista autonoma.
La responsabilità personale che entra in gioco con il gesto dell’affidamento significa per l’artista non solo immaginare come tradurre visivamente la traccia audio, ma come riportare l’archivio alla luce, cioè come ridare vita alle parole chiuse lì dentro in un continuum temporale e spaziale che appartiene alla trasmissione del sapere femminista.
Similmente con il lavoro degli ultimi dieci anni Angela Marzullo ha ridato vita alle parole di testi critici attraverso le voci delle sue figlie, da Bertold Brecht a Pasolini ad Hannah Arendt e per finire alle parole di Carla Lonzi nel video Sputiamo su Hegel del 2014.
Si tratta in entrambi i casi della trasmissione di sapere da madre a figlia, da donna a donna. Soltanto che mentre in passato la cura di Angela Marzullo, donna, artista e madre, era ovviamente focalizzata sull’educazione femminista delle sue figlie, Lucie e Stella, ora invece lo spazio della cura si apre al femminismo radicale, ovvero a quelle pratiche rivoluzionarie di autocoscienza che negli anni Settanta hanno posto le basi per la discussione contemporanea del femminismo.
Angela Marzullo, Listen, Radical Feminism!, 2018, still frame from video, 45 min., HD, Stereo, Color.
Audio Tape -11.14.1972- A-Side.
Si tratta ora per l’artista di trovare come trasmettere quel preciso sapere che è particolare, che è cioè quello di Carla, Marta, Maria Pia, Lina, Marcella, Anna, Giovanna e Cristina di cui ascoltiamo le voci in Listen, Radical Feminism!, ma che coinvolge anche tutte noi ancora oggi. In questo senso la responsabilità dell’artista consiste nel dare voce a una questione che è necessariamente comune: allo stesso modo della solidarietà tradizionale tra donne, come si manifesta ad esempio nella cura dei figli, e con la stessa intensità affettiva, l’artista prende in cura la memoria delle donne, l’archivio, bene comune da conservare e trasmettere alle generazioni future.
In questo compito, concetti tradizionalmente antitetici quali “cura“ e femminismo “radicale“ sono collegati e intrecciati da Angela già nel titolo di quello che è il primo passo di questo progetto in progress: How to Take Care of Radical Feminism, il “fascicoletto speciale” che racchiude la conversazione tra tre donne (Dora Stiefelmeier, Anna Cestelli Guidi e Angela Marzullo) avvenuta a Roma nel 2015, provocando una tensione creativa che si articola attraverso formati e mezzi espressivi diversi, in momenti e tempi diversi. Un progetto di lunga durata che si sviluppa anche collettivamente nel tempo nella creazione di piccoli gruppi di ricerca di sole donne, attuando quel pensiero separatista, che forse ancora oggi può misurarsi come pratica sovversiva nei confronti del sapere consolidato.
Angela Marzullo, Listen, Radical Feminism!, 2018, still frame from video, 45 min., HD, Stereo, Color.
Audio Tape -11.14.1972- A-Side.
Poiché, come scrive ancora Carla Lonzi, tra le iniziatrici dei gruppi di autocoscienza e di Rivolta Femminile: “Prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia il senso di noi, dei rapporti, della vita. Via via che si andava a fondo dell’oppressione il senso di liberazione diventava piu interiore. Per questo la presa di coscienza è l’unica via, altrimenti si rischia di lottare per una liberazione che poi si rivela esteriore, apparente, per una strada illusoria”.[1]