Due Pitture Seleniche

by Treti Galaxie

This text was commissioned by the collective Merzbau to Treti Galaxie for the one evening exhibition (28/02/2021) at their headquarter Lungo Stura Lazio in Turin for the presentation of Due Pitture Seleniche, two new paintings by Alan Stefanato – paludi xx, Una Fontana per Lulu.
[This text is in Italian]

Alan Stefanato, Due Pitture Seleniche, 28/02/2021, Lungo Stura Lazio, Torino.
Installation view. Courtesy the artist and MERZBAU. Photo: MERZBAU

Nel terzo anno dell’Epoca Chloé, con le sue serie in streaming mentale personalizzate sul profilo di ogni utente, le sue mitologie, mode e religioni imposte e abbandonate a cadenza giornaliera e i suoi lunghi freddi tramonti color della cenere, la pittura all’aria aperta era ancora proibita.
Nonostante la ragione del divieto fosse sicuramente reperibile da qualche parte in rete, nessuno si era veramente posto domande sulle sue vere motivazioni e sulla sua origine, tutti lo davano ormai per certo e da diversi solstizi nessuno dipingeva più nei campi, nelle periferie scandite da palazzi di plastica pressata o anche solo nei cortili degli studi.
Invece di fare una ricerca, alcuni ricercatori sostenevano che la motivazione del divieto risiedesse nel carattere tautologico del termine francese en plein air. Attraverso video, performance e ologrammi modulari dichiaravano che l’aria era sempre piena, perché non era mai vuota. Questo concetto risolveva, rovinandolo, l’antico dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dandolo inequivocabilmente come sempre pieno, essendo per metà pieno d’acqua e per l’altra metà pieno d’aria. Per continuare la vendita del merchandising con riportato questo antico dilemma filosofico, il termine fu bannato.
Altri ricercatori ricercavano l’origine della proibizione nel termine “en plein” e il suo uso nel gioco d’azzardo che indicava la massima vincita alla roulette, e a quanto questo termine risultasse fastidioso e offensivo per tutti coloro che in una determinata partita non vincevano. In sostanza, secondo loro il termine fu bannato per salvaguardare la sensibilità di chi perdeva alla roulette.
Altri ricercatori, specializzati unicamente nei dischi pubblicati il 23 febbraio dell’anno 2000 dalla Virgin Records, riconducevano l’origine del divieto a una particolare interpretazione per cui il termine “en plein air” in origine fosse un messaggio in codice con cui i musicologi illegali si riferivano all’intera discografia del duo di musica elettronica Air, discografia che fu proibita e distrutta unicamente a causa della loro colonna sonora per il film di Sofia Coppola The Virgin Suicides, il cui titolo recava messaggi considerati subliminalmente negativi e devianti per la gioventù.

Alan Stefanato, Due Pitture Seleniche, 28/02/2021, Lungo Stura Lazio, Torino.
Installation view. Courtesy the artist and MERZBAU. Photo: MERZBAU

In questo clima di splendida incertezza accademica un gruppo di artisti decise di aggirare il divieto andando a dipingere nello spazio, non solo per indagare gli effetti pittorici dati dall’assenza di gravità, ma principalmente per la totale mancanza di aria.
La gamma cromatica offerta dal vuoto cosmico era limitata a un paesaggio continuo di stelle bianche su uno sterminato fondale nero, profondità inconcepibili osservate dai vetri ricurvi degli elmetti delle loro tute spaziali. La stesura di questi due colori, in assenza di aria e di gravità, assumeva vibrazioni particolari. La posa della pittura non risultava mai ferma e decisa, ma lo diveniva nella sua successiva percezione, nel modo in cui si fissava sulla retina, in un fenomeno riconducibile all’abituarsi al caldo e familiare glitch di segnali digitali che si sovrappongono in un antico schermo LCD. Scoprirono che questo effetto si accentuava quando qualche artista, oltre ai riflessi delle stelle, decideva di considerare l’appannamento interno della propria visiera, guardando il vuoto cosmico attraverso la condensa del suo respiro, attraverso la simmetrica ramificazione della sua trachea, attraverso i suoi alveoli polmonari.
Durante i mesi del viaggio di ritorno, mentre la nave percorreva un’orbita speculare rispetto a quella dell’andata, ogni artista, chiuso con se stesso nella sua cuccetta a tenuta stagna, capì a suo modo l’origine dei soggetti che insieme agli altri aveva dipinto. Il fluttuare da soli per giorni interi nel vuoto assoluto attaccati a un cavo, il sentirsi come feti nutriti da un cordone ombelicale di kevlar e titanio, i riflessi degli astri sui vetri dei caschi avevano indotto gli artisti a condurre una intensa riflessione su loro stessi. Senza premeditazione, durante quei lunghi e faticosi momenti di lavoro, sulle grandi tele ancorate alle loro tute spaziali fecero emergere involuti paesaggi interiori, ma non in un’accezione astratta o mentale, quanto fisica, biologica e organica. Insieme ma separatamente realizzarono che, in quelle circostanze, l’unico paesaggio in cui sinceramente si rispecchiavano era quello contenuto all’interno dei propri corpi. L’ignoto caldo buio interiore osservato alla luce dell’ignoto freddo buio esteriore.

Alan Stefanato, Due Pitture Seleniche, 28/02/2021, Lungo Stura Lazio, Torino.
Installation view. Courtesy the artist and MERZBAU. Photo: MERZBAU

Giunti sulla Terra, gli artisti esposero al pubblico i loro dipinti en plein air realizzati in assenza di aria. La mostra, composta da una selezione di due dipinti di grosse dimensioni, fu visitata da molti ricercatori in borghese, che la analizzarono a fondo in cerca di motivi per poterla censurare, ma senza successo.
Gli organizzatori, nell’autorecensire le immagini del progetto sul sito di uno dei principali magazine di arte, per un errore nell’inserimento di alcune parole chiave trovarono per caso la documentazione della personale di Alan Stefanato Due Pitture Seleniche: Paludi XX, Una Fontana per Lulu, curata da mrzb e allestita all’interno di una baraccopoli alla periferia di Torino. Con loro sgomento e sorpresa, le opere realizzate dagli artisti nello spazio esterno erano identiche in tutto a quelle dipinte da Stefanato in quel lontano febbraio del 2021. Inoltre, il testo che accompagnava quella vecchia mostra raccontava della loro recente esperienza nel vuoto, ed era identico in ogni parola a quello scritto da loro, che, inoltre, si concludeva in questo modo.

Treti Galaxie is an art project founded by Matteo Mottin and Ramona Ponzini. Its goal is to work with artists in a broad-based manner, respecting their ideas and projects, and helping them to produce and develop exhibitions in all-round terms. For this reason it chooses not to have a fixed venue but to seek out a space each time which is best suited to the project it’s working on. Since March 2016, it develops a series of solo shows in which the artists dialogue with the hidden urban fabric of Turin, redesigning the use of historical sites of the city such as the Mole Antonelliana, the Royal Lounge of the Torino Porta Nuova Train Station, the Pastiss Underground Fortress and the Ex-MOI Arcades, and signing collaborations with the National Cinema Museum of Turin, Grandi Stazioni Rail, the Pietro Micca Civic Museum, Parcolimpico and Acer.
https://www.tretigalaxie.com