He Failed to Save the One He Loved Most
Possible entries of an arbitrary dictionary of emotions inspired by Iulia Ghiță exhibition He Failed to Save the One He Loved Most at AlbumArte (Rome 12 April – 5 May 2021) and written by students of the Fine Arts Academy in Rome.
[This text is in Italian]
Iulia Ghiță, He Failed to Save the One He Loved Most, 2021, exhibition view, AlbumArte.
Photo by Sebastiano Luciano. Courtesy AlbumArte.
CURA
by Elisabetta Scavuzzo
Quando l’arte si riappropria degli spazi limitati del nostro quotidiano, è lecita se non doverosa una rilettura alla luce dei tempi attuali, gli stessi nei quali si inscrive la personale di Iulia Ghiță HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST.
Lo sguardo materno di donna e artista è capace di scorgere la meraviglia e la sorpresa (Untitled), così come l’inquietudine insita nelle pieghe dell’esistenza (Milk). Si susseguono così istanti fugaci, ritagliati dalla luce e dai colori sfumati, a cui una natura scevra dalla linea di contorno si amalgama diventando ora protagonista (i vari Landascape), ora scenografia. È anche uno sguardo disilluso da cui trapela il dominio sulla realtà, quello dell’artista, che ci ricorda le antiche figure delle donne curatrici capaci di coniugare la spiritualità con il mondo materico. Dominio che avviene attraverso l’empatia e l’intuizione, ribaltando il tradizionale criterio di scientificità a favore di un approccio olistico a cui, in modo delicato e intimo, affida la rappresentazione di una ritualità di gesti (quelli del padre e sacerdote ortodosso e quelli della figura dell’arcivescovo San Luca).
La terapia, parola che ricorre oggi come non mai in tutti i mezzi di comunicazione di massa, assume in questo corpo la connotazione, antica ma rivoluzionaria, di percorso d’osservazione improntato all’azione globale sull’essere e sull’ambiente circostante. Questa relazione di indissolubile interdipendenza diventa tema ricorrente, sebbene quasi distratto, nei disegni a carboncino (Life from herself) che con ripetitiva ossessione per il tema floreale, emanano la tragica consapevolezza della fragilità della vita.
INFANZIA/MATERNITÀ
by Fabio Giagnacovo
Nelle due grandi opere Milk e Untitled, Iulia Ghiță raffigura i suoi figli, li traduce in campo di forze pittorici e inevitabilmente li trascende in adamantini monumentum sensibili della sua vita privata e intima, offrendoli oltre le sue mura domestiche.
Ghiță è donna e madre, ma si disinteressa ai cliché che nella Storia ne hanno trasformato il corpo in un disteso campo di contraddizioni, aderendo perfettamente a un genius loci e a uno zeitgeist tipico del mosaico balcanico: monolitico e caparbio, forte e dolce.
Da madre, l’artista mette in atto, in parte, un rispecchiamento di sé, in immagini che nella triangolazione madre-figli-mondo assumono una valenza cosmica grazie anche alla consapevolezza adulta che appare nei soggetti, nella loro esperienza del mondo, che ci trascina in un vortice perturbante, entrando nella pupilla nero fumo del bambino di Untitled così come immergendoci nel turbine agreste di Milk.
Il tema dell’infanzia è presente in numerosi lavori dell’artista, in maniera sostanziale nelle opere pittoriche e in modo più nascosto nei disegni a tema floreale, lampi istintivi di meta-analisi quasi automatici, filtrati quel che basta dal cervello, come accade nelle dinamiche conoscitive dei bambini, nel disvelamento della purezza della realtà, di quelle cose incomprensibili che nella natura accolgono fisica e mistica.
IMMAGINE/SEGNO
by Valeria Tomaselli
Attraverso i suoi lavori Iulia Ghiță promuove un’indagine della realtà da un punto di vista prevalentemente psicologico, riscontrabile nel legame che si viene a costituire tra la temporalità della vita e lo spazio che ci circonda. Il binomio tempo-spazio è ciò che caratterizza l’arte di Ghiță e viene inteso come il fulcro della sua ricerca di libertà, nella quale il limite della forma viene superato attraverso un’astrazione del segno.
Ghiță in alcuni casi abbandona la rappresentazione figurativa delle linee con lo scopo di concepire al meglio la realtà tramite la dissoluzione dello spazio limite e la dilatazione della temporalità.
Questo particolare binomio contraddistingue la serie Closed Circle, (2014-2016) i cui disegni mostrano al meglio l’evoluzione della sua tecnica artistica passando a un depotenziamento della raffigurazione. Nella serie Life from herself (understood) i fiori si perdono nello spazio infinito del foglio.
L’arte di Ghiță esprime cura, analisi e ricerca di una dimensione personale, compiuta tramite lo studio di forme geometriche e astratte collocate in una visione sognante della realtà. La cura è il fulcro della sua tecnica artistica, intesa sia come cura del dettaglio che come cura del sé, altrettanto visibile nel rapporto che caratterizza le opere in cui il legame madre/figlio è predominante. Ghiță analizza quindi la forma del suo essere madre e persona all’interno di un ambiente libero, in cui i confini della realtà vengono soppiantati da una dimensione astratta dello spazio.
Iulia Ghiță, Landscape 2, 2019, videostill.
LUCE
by Rebecca De Carli
Le opere in mostra evidenziano un contrasto tra luci e ombre, negativi e positivi. La luce diventa protagonista stessa di molte delle opere di Iulia Ghiță e quando non lo è, le definisce in modo marcato.
La luce per Iulia diventa segno, movimento, presenza e irrimediabile assenza.
L’artista nelle sue opere proiettate coglie e impiega la luce come se avesse a disposizione un pennello o una matita. Una vera e propria grafia luminosa, che segna un confine, un taglio netto tra l’oggetto e lo sfondo retrostante, come in There was a beautiful vase in her home.
Nei quadri, nei disegni e nelle proiezioni Ghiță plasma le forme grazie alla luce, dà risalto ai dettagli, a ciò che è intenta a mostrare e a mettere in risalto; allo stesso modo gioca con le ombre e con il fuori fuoco, lì dove non è interessata a soffermare la nostra attenzione.
Ghiță ricerca nelle sue opere la luce, ci accompagna attraverso il suo segno e ce lo restituisce arricchito di nuove interpretazioni.
MISURA UMANA
by Flavia Coccioletti
Iulia Ghiță è un’artista poliedrica; il suo lavoro spazia dal video, alla pittura, al disegno, mezzi con i quali indaga aspetti profondi della realtà, andando a ricercare i significati limite della nostra esistenza, chiedendosi fino a dove si può spingere la misura umana.
Nel ciclo di opere intitolato Closed Circle, 16 disegni matita su carta, Ghiță ragiona su come il limite, inteso come perimetro, possa essere un ostacolo alla nostra libertà. Questo perimetro è rappresentato, secondo l’artista, dal tempo e dallo spazio. È veramente possibile che la misura umana si fermi dove tempo e spazio sembrano impedirci di procedere? Il perimetro è davvero un limite?
Tutto il lavoro di Iulia Ghiță è dunque permeato da una fortissima connotazione psicologica, apparentemente molto soggettiva, ma che si rivela poi specchio della condizione dell’uomo.
Come molti filosofi del Novecento, Ghiță si interroga su forme di conoscenza difficili e poco comprensibili come sogni, rivelazioni e sensazioni inconsce, alle quali tenta di dare una forma finita. Questo viene riportato all’interno dei suoi lavori attraverso escamotage differenti, ma decisamente chiari e per niente scontati. Possono essere video della natura con sonorità completamente slegate dal contesto, ma che coincidono con le sensazioni dell’artista; oppure il ritratto di un bambino raffigurato in quello che sembra essere un momento di coscienza, di epifania; o perfino dei disegni che raffigurano elementi della natura, che diventano uno strumento alternativo nell’indagine della realtà.
Dunque, la mostra di Iulia Ghiță è permeata da sentimenti di tensione e ricerca continua, veicolati da soggetti semplici ma, proprio per questo, forti e diretti. Il fruitore si troverà a riflettere, anche egli, sulla propria misura umana.
MOVIMENTO E STASI
by Tania Federico
Nei lavori dell’artista Iulia Ghiță gli elementi portanti sono: la luce, la natura, il movimento e la stasi all’interno dell’inquadratura da lei presa in considerazione, dove i dettagli zoomati non sono quasi mai definiti ma lasciano a forme aperte dell’immagine.
Sia nel disegno/pittura che nei suoi Landscape, l’artista impiega sempre inquadrature di dettagli di soggetti più ampi. La pittura e il disegno sono linguaggi a lei particolarmente cari. È la luce che diviene strumento; è la luce che costruisce l’immagine. Alcune proiezioni ritraggono movimenti appena percettibili, quasi statici, tanto da farli sembrare opere d’arte su tela.
Ghiță traccia l’intima natura delle cose, attraverso uno stile costante che vive di una ricerca assidua. Come nei disegni e nelle proiezioni, la stasi torna nell’opera Untitled dove il bambino ci osserva immobile, così i suoi paesaggi proiettati sembrano fissarci inducendo a una profonda riflessione. In Life from herself e in Closed circle c’è una forza e una vibrazione nel tratto che richiama alcune proiezioni, come Landscape2:8, dove la mancanza di definizione dell’immagine produce una sensazione visiva sfrangiata e indefinita.
Iulia Ghiță, Landscape 2, 2016, 1_100 drwaings, pencil on paper, 21 x 29.7 cm each.
NATURA
by Domiziana Febbi
Il rapporto dell’artista con il disegno è liminale, non volto alla rappresentazione ma piuttosto alla presentazione. Il substrato della coscienza, mediato dalle forme della natura emerge a volte in forti contrasti, altre linearmente, con forme dolci e toni delicati. I fiori, protagonisti della serie Life from herself (understood) sono un pretesto per conoscere e conoscersi, sia autoritratto che mezzo con cui indagare lo spazio. I fiori e le foglie delineano l’immagine di cui sono protagonisti, a volte con linee nette e sicure e altre lievemente, in costante rapporto con l’ignoto celato dall’alternanza pieno vuoto. Siamo il fiore o lo stiamo solo osservando?
Le linee seguono un ordine spontaneo ed emotivo, un gesto della mano libero dall’intenzione traccia forme floreali, il tema organico ben si sposa con la tecnica del disegno che esprime al meglio l’origine di un’idea e la gestazione di un’immagine.
L’oggetto dell’opera, come avveniva per Giorgio Morandi e Paul Cézanne, diviene “cosa”, nonché espediente per indagare sé stessi e lo spazio, principio di un flusso o semplicemente uno sfogo, un atto libero e spontaneo che ben esprime la poetica dell’artista.
Un velo di grafite ci guida nel bianco del foglio che diviene luogo della mente, spazio etereo in cui muoverci liberi, ma anche smarrimento. Nell’acquerello Milk, ad esempio, il fondo pittorico, più scolpito che dipinto, riporta i colori della natura ma non le sue forme, che rimangono in stato embrionale. Questa negazione si trova anche nei lavori geometrici Closed Circle dove le composizioni circolari rivelano l’essenza delle cose, dalla struttura degli elementi ai principi con cui la luce tocca le superfici.
PAESAGGIO
by Francesco Giovanetti
Armonia e Caos. Questa associazione di termini lontani quanto necessariamente complementari ci permette la definizione dell’elemento che prevalentemente ci circonda: la Natura.
Nei Landscape di Iulia Ghiță – termine tautologico che ci spinge a riflettere, a gettare uno sguardo oltre, al di là di quel che vediamo – la predominanza dell’elemento naturale è fin da subito evidente. Il rimando che sembrerebbe immediato è all’occhio dell’Impressionismo che tanto ha modificato la concezione del fare arte, del guardare, del vedere il mondo. L’impressione che si fa forma e ci dirige verso una realtà diversa, nostra, soggettivamente espressa.
L’armonia si irradia dal lento fluire di un tempo frammentato che, nel dolce ondeggiare di un ramoscello mosso dal vento (Landscape 2-9), nell’apparente immobilità di uno stagno che si erge dal fondo (Landscape 2-7), si staglia in noi con una tale forza e una tale pacatezza da pervaderci di serenità, quiete, tranquillità.
Il caos, di contro, quel tempo sembra accorciarlo; così, il frenetico susseguirsi di immagini tanto sgranate che ci disorientano (Landscape 2-8), quanto nella serie di disegni in grafite su carta (Life from herself) irrompe dentro di noi e, come il frastuono di un vetro in frantumi, ci tormenta, ci turba.
Nel mezzo, il lavoro di Iulia, che oscilla tra questi opposti per presentarci la natura così com’è; un’ambientazione di proiezioni nella quale ognuno di noi può immergersi e mettere a fuoco il proprio paesaggio.
Iulia Ghiță, Landscape 2, 2017-2018, 1-16 video, videostill.
RIVELAZIONE/ COSE INCOMPRENSIBILI
by Joëlle Cotza
Le videoinstallazioni di Iulia Ghiță ci offrono la visione di scene tanto apparentemente ordinarie quanto intime e rivelatrici.
L’artista propone un ciclo intitolato Landscape, composto da una serie di filmati incentrati appunto sul paesaggio. La costante, il filo rosso, è la calma, l’armonia, la stasi.
Perché dunque si prova un certo sospetto, una lieve inquietudine nell’aspettarsi che qualcosa succeda? Queste immagini, questi momenti di calma apparente, celano eventi e significati che cercano di emergere dalla staticità, ed è forse proprio questa a renderli così chiaramente percettibili.
È proprio questa calma ordinaria che favorisce lo scaturire del sospetto che dietro la scena si nasconda qualcosa, che da un momento all’altro subentri un elemento che rompa bruscamente la quiete.
Lo sforzo che compie e al tempo stesso richiede l’artista al suo spettatore è quello di cercare di spingersi oltre l’apparenza del mondo visibile, in favore di un’analisi più attenta, acuta e scrupolosa. Abbiamo l’idea e la convinzione che dietro quel paesaggio consueto, quella vegetazione, riposino significati nascosti, pronti o meno a emergere dallo sfondo.
L’artista, servendosi di diversi medium quali il disegno, la pittura, il video, sembra volerci includere all’interno di una sfera intima, rendendoci partecipi di brani fugaci quanto poetici di vita vera.
SOSPENSIONE
by Francesca Masi
L’artista Iulia Ghiță, attraverso i suoi lavori così evocativi ed eterei, sembra condurci in una dimensione senza tempo, sospesa. Tratto distintivo della sua poetica artistica è il concetto di atemporalità che indaga con estrema attenzione e meticolosità e che per certi versi sembrerebbe addirittura richiamare il delicato periodo che purtroppo siamo stati costretti a vivere dall’inizio della pandemia. Iulia ci invita a riflettere e a porgere il nostro sguardo su una condizione di precarietà e fragilità, dove la Natura è la protagonista indiscussa della scena, che pian piano affiora alla nostra vista. L’artista riesce brillantemente a regalarci una lettura disincantata e una nuova visione a tratti fanciullesca della realtà, dove il tempo sembrerebbe addirittura essersi fermato, come nel caso dell’opera Landscape 2-7 in cui ogni dettaglio non è direttamente percepibile e la composizione appare sgranata e priva di qualsiasi analisi scientifica, o come in Landscape 2-9 dove un silenzio inesorabile assorbe ogni cosa.
I lavori di Iulia Ghiță sono in grado di creare con lo spettatore una magica e inaspettata connessione emozionale.