Converse
Short fiction in response to the drawing Haemophobia (2014) by Miguel Martin (Belfast, UK, 1985).
[This text is in Italian]
Miguel Martin, Haemophobia, 2014, Indian ink on watercolour paper, 59×84 cm.
Erano le 9:30 di un freddo inverno di fine anni Settanta in uno dei vicoli di Brixton, Londra. I quattro membri del gruppo SATURDAY AT POLLY’S erano già sbronzi da un pezzo.
Avevano lasciato gli strumenti e i costumi di scena direttamente al GRAY GULL, il locale in cui avrebbero dovuto suonare, e ritrovandosi il resto della giornata libera, avevano deciso di passare il tempo che gli rimaneva andando in giro a bere e a fare festa nei dintorni.
Il loro manager, Ron, un ragazzo di poca cultura e poche parole, proveniente da una famiglia della classe operaia del nord, sarebbe rimasto al locale per finire di organizzare l’evento.
Ron e i ragazzi si conoscevano fin da bambini ed essendo lui l’unico a non potersi permettere uno strumento o l’affitto dello studio, avevano deciso di farlo diventare loro manager.
I quattro sarebbero dovuti rientrare verso le otto per farsi pagare un anticipo dal proprietario del locale.
Ormai mancava quasi un quarto d’ora al loro ingresso sul palco ma, essendo già sbronzi da un pezzo e non ricordando la strada, si erano messi a sedere sul marciapiede più lurido di tutto il Regno Unito: chi a finire di bere e chi a finire di vomitare. Tutti e quattro con i baveri delle giacche zuppi di birra e non solo.
Ron riuscì a ritrovarli, sdraiati a dormire sul marciapiede più lurido di tutto il Regno Unito, intorno alle 10:30, non troppo lontani da dove si sarebbero dovuti esibire.
Una volta arrivati al locale, Ron e i quattro vegetali vennero accolti da due energumeni con in mano i loro strumenti. Provarono subito a rifilar loro qualche scusa ma i due non vollero sentire ragioni.
“Ormai siete stati rimpiazzati, un altro gruppo è già salito sul palco.”
I quattro, risvegliatisi dal coma, iniziano a loro volta a protestare, non per suonare ma per riavere indietro la borsa con i vestiti, che non era stata riportata insieme agli strumenti.
“Non c’è nessuna borsa nel vostro camerino.” Disse minaccioso uno dei buttafuori.
“Fate saltare subito fuori i nostri vestiti altrimenti qui facciamo un casino.”
“Non so di cosa state parlando”
“Magari intendete quella?” Fece l’altro gigante indicando divertito verso la porta del locale, in cui un gruppo di ragazzini stava uscendo con la loro borsa.
Prima ancora di potergli urlare qualche cosa contro, i tre ragazzini erano già spariti.
I quattro iniziarono a rincorrere quei teppisti che gli avevano appena rubato l’unica cosa che per loro aveva un reale valore, le loro scarpe, lasciando Ron a caricare gli strumenti nel piccolo furgoncino dello zio.
Riuscirono a raggiungerli dopo diverse centinaia di metri, in un vicolo buio e deserto.
“COSA VOLETE? PERCHÉ CI AVETE RINCORSO?”
“VOGLIAMO SOLO I NOSTRI VESTITI”
Uno dei tre teppisti rispose alzando l’indice e il medio della mano, così da formare una V.
I SATURDAY’S AT POLLYS vedendo quel gesto si precipitarono verso i ragazzini e iniziarono a colpirli duramente.
Tornati vincitori al furgoncino guidato da Ron, il loro primo pensiero andò subito alle loro scarpe. Erano lì, le vecchie Converse nere che li aveva accompagnati per tutti i loro show, fedeli compagne di tante serate. E sotto le solette, l’immancabile bustina piena di piccole pasticche di Quaalude.