Insolita cronaca

by Delphine Valli

This text is composed by 8 different brief texts selected from the artist’s archive jamaisvertige.com and written from 2006 and 2019. Instead of their original titles these texts are now divided by progressive numbers, suggesting a new order and a unity that doesn’t exist once we start to read them. A formal unity for facts, thoughts and episodes completly different and sometimes far from each other.
[This text is in Italian]

Delphine Valli, elaborazione digitale, 2021

I

Non so se avete mai chiesto a un gatto di aiutarvi a stirare i panni. Ci mette una tale cattiva volontà da potersi definire rara se solo rispondesse con un minimo gesto alla richiesta che di certo avrete avuto cura di fargli con estrema cortesia. Prima di tutto i gatti odiano stirare i panni e poi non indossano vestiti, di conseguenza la questione non si pone per loro. Si leccano il pelo quando hanno tempo. D’altra parte i gatti odiano le faccende domestiche in generale, non illudetevi suggerendo loro un’alternativa, come passare l’aspirapolvere: quando è in funzione lo guardano con occhio diffidente sputando come se si trattasse di una lince o di un phon. Potete chiedere loro di apparecchiare se avete deciso di saltare un pasto. Non andate a immaginare che scriveranno il rendiconto delle vostre ultime riunioni di lavoro. Detto ciò i gatti sono insostituibili, ma non si sa cosa viene a mancare quando non ci sono.

II

Mi è successo qualcosa di curioso. I miei passi mi avevano portato allo zoo. Se è curioso che i miei passi mi abbiano portato allo zoo, è particolarmente curioso che esista qualcosa come uno zoo, ma non è questo il nostro proposito. Stavo osservando una giraffa che i visitatori sembravano aspettarsi di vedere saltare di gioia. Erano palesemente delusi di trovarla a testa bassa, contando i fili d’erba sporca senza speranza di ottenere alcun risultato. Quando i visitatori se ne furono andati, dirigendosi verso la gabbia degli scimpanzé che li avrebbero altrettanto delusi da questo punto di vista, la giraffa si avvicinò a me:
– È incredibile quanto la folla si diverta allo spettacolo della prigionia…
– La folla forse, ma raramente gli individui, risposi magnanima.
– Detto questo, non ho l’orologio, proseguì senza cognizione di causa, capirai che qui non mi serve molto. Non vado più in ufficio, qui abbiamo vitto e alloggio.
Poi, tornata silenziosa, continuai per distrarla:
– Capisco, non ce l’ho neanche io. Tanto pare che il tempo non esista.
– Un po’ come lo spazio, aggiunse la giraffa pensierosa, eppure, quant’è strano, a volte manca crudelmente.

III

Che il percorso più breve da A a B sia la linea retta e che Euclide sia passato ai posteri per aver, tra le altre cose, lo ammetto, stabilito che una linea è una lunghezza senza larghezza, non è più per nessuno di noi oggetto di stupore. D’altra parte, concorderò ancora, e poiché i miei lettori sono illuminati, cosa può essere, ai nostri occhi appannati, ancora oggetto di stupore? Basta guardare un telegiornale per provare sconcerto constatando che alla fine i telespettatori hanno ancora la testa sulle spalle (purché abbiano la testa e le spalle come solitamente è il caso, ma accettiamo anche le eccezioni – perché confermano la regola) quindi, dicevo, i telespettatori hanno ancora la testa sulle spalle e sbadigliano tranquillamente grattandosi il cuoio capelluto (sì, lettore illuminato, questo ci evoca più l’amico da cui discende l’uomo che l’uomo stesso – che potrebbe anche essere una donna, ma in quel caso le cose si complicano in genere e non ci addentreremo in considerazioni che esulano dal nostro proposito).
Quindi immaginiamo che al nostro risveglio ci troviamo di fronte a una montagna. Innevata, per semplificare. Quale sarà il modo più breve per superarla?
Lettore illuminato! Naturalmente! Il modo più breve per superarla e lasciarsela alle spalle è ovviamente l’arrampicata dritta.
Beh, saprete presto dove voglio arrivare.
A che ora inizierà la nostra giornata se abbiamo una montagna da scalare al risveglio? Lo chiedo perché finora non ho trovato la risposta. Probabilmente, non la sto cercando nel posto giusto. O vivo semplicemente nel disordine.
Mea culpa
Mea culpa
Mea maxima culpa.

IV

Quel che vogliono le donne, Dio lo vuole. Ovviamente Dio non poteva volere ciò che le donne non vogliono. Così, quel che vorranno le donne, Dio lo vorrà e le donne dovranno ingegnarsi per ottenere ciò che vogliono prima che Dio possa capire di cosa si tratta. Dio potrebbe volere ciò che le donne non vogliono. Ad esempio, un ferro da stiro. Ma Dio non lo vuole. Vuole quel che le donne vogliono. Così che le donne nascondono i loro desideri in territori misteriosi dove nessuno può capire quel che vogliono, nessuno e neanche Dio.
E quindi ciò che le donne sembrano non volere, spesso, lo vogliono perdutamente.

V

Niente è meno certo dell’improbabile, meno ovvio dell’imprevisto e a volte tutto è arido, camminiamo per le strade, sui marciapiedi, concepiamo i muri, i cartelli, i semafori, i negozi, le banche, i taxi, gli ombrelli, le ruote, le agende, le borse, i guinzagli, gli occhiali, le targhe, ecc. Non concepiamo nient’altro al di là di questo orizzonte solido e fattuale, sta tutto lì, nel mondo comune – finito, definito, determinato, ineluttabile.
Rimaniamo materialisti per carità, ma per guadagnare un po’ di altezza, ci ricordiamo che siamo su un pianeta, in una galassia, che ci sono cento miliardi di pianeti nella nostra galassia, che ci sono forse due trilioni di galassie nell’universo, lune, comete e stelle a bizzeffe… ma non cambia nulla. Siamo tanto stupidi quanto un martello senza chiodi o un pozzo senza fondo.

VI

15.364 scienziati provenienti da 184 paesi hanno pubblicato un manifesto per richiamarci all’ordine (sono esenti dalla lettura: le api, le libellule, le giraffe, le tigri, gli elefanti, gli orsi, ecc. Avrete capito, d’altronde, né gli animali né gli insetti sanno leggere, sanno solo scomparire o moltiplicarsi e creare problemi allarmanti).
Il loro rapporto (il rapporto degli scienziati) afferma:
Non rimettendo in questione un’economia che mira solo alla crescita, non riducendo i gas serra, non incoraggiando le energie rinnovabili, non proteggendo gli habitat, non ripristinando gli ecosistemi, non frenando l’inquinamento, non regolando le specie invasive, l’umanità non fa gli sforzi urgenti e necessari per preservare la biosfera.
Il problema – è fastidioso – è che abbiamo proprio delle priorità che ci portano a non mettere in discussione un’economia basata esclusivamente sulla crescita, a non ridurre i gas serra, a non incoraggiare le energie rinnovabili, a non proteggere gli habitat, a non ripristinare gli ecosistemi, a non frenare l’inquinamento, a non regolamentare le specie invasive (leggete, la specie umana), a non compiere sforzi urgenti e necessari in breve, per preservare la nostra biosfera.
Ci dispiace.  Ce l’avremmo messa tutta.

VII

La realtà è un po’ ingombrante, bisogna riconoscerlo. Per il mondo virtuale sa diventare un noioso richiamo che piomba nel paradiso artificiale come un coltello nella crema.
D’altronde, è vero, ci si chiede perché si vivrebbe di spontanea volontà su un pianeta inquinato, dalle terre avvelenate, dalle specie animali decimate e dalle popolazioni che sono l’ultima ruota di un carro che esiste però solo perché esistono, sarebbe assurdo, bisogna riconoscerlo.
Non siamo pazzi.

VIII

Ricordo i miei sogni. I miei sogni non si ricordano di me. Vanno dove vogliono e io non so nulla degli spazi che frequentano. Sono liberi e raffinati, improbabili, sicuramente imprevedibili. Architetture fantastiche e ordinarie si allineano lungo le loro strade. Riconosco i personaggi che non mi conoscono, non esistono, li ascolto stupita, deliziata dal sonno e a volte gli rispondo. Porto questo mondo dentro di me così come i templi l’universo che li supera e cammino lungo queste strade singolari con il cuore leggero e pieno di miraggi.

Delphine Valli was born in Champigny/Marne, France. She is a visual artist and has a practice of writing. Her research is the result of the fascination felt in observing the surrounding space, and by extension the society, and of the desire to question the enigmatic nature of reality. In her work, she explores the tensions between artistic intervention and space, involving the latter as a plastic element. With the term sculpture she intends to identify an interest that revolves around space, around its intrinsic qualities, those visible and those not; an interest to the form that does not necessarily bring symbolic values into play but a connection with the very nature of our experience.
She graduated at the Academy of Fine Arts in Rome, in 2002.
Her work has been exhibited in solo and group shows including: Maison R&C, MANIFESTA13, Marseille, 2020; AlbumArte, Rome, 2019; Institut Français | CSL, Rome, 2018; in 2017: Galerie]s[Mortier & Digital District Art, Paris, France; Ex Dominican Convent, Muro Leccese; Media Art Festival, MAXXI, Rome; in 2016: Suzhou Jade Carving Art Museum, Suzhou, China; XXVI° Biennale di Scultura, Palazzo Ducale, Gubbio; Seminaria, Biennal Festival of Environmental Art, Maranola, Italy; in 2015: CIAC, Genazzano, Italy; in 2014: National Gallery of Umbria, Perugia; Arteealtro, Rome and at Intragallery, Naples; Muga, Rome; Tese di San Cristoforo, 54th Venice Biennal, Venice, 2011; Martedì Critici, Rome, 2010; MuseoLaboratorio, Città Sant’Angelo, 2009 and 2010; Ninni Esposito arte contemporanea, Bari; in Rome, in 2009: Ex Elettrofonica; National Academy of San Luca.
She is professor of Performative Techniques for the Visual Arts, Academy of Fine Arts in Rome and have been professor of Graphic Design, Academy of Fine Arts / University of Tor Vergata.
https://jamaisvertige.com/
https://delphinevalli.dphoto.com/