Cose che mi danno fastidio

by Eleonora Sacco

An account of everyday frictions. Written in November 2024.
[This text is in Italian]

Scan page from “Gli usi della rabbia: le donne rispondono al razzismo” by Audre Lorde.
From Sorella Outsider. Scritti Politici. Italian translation by Margherita Giacobino and Marta Gianello Guida (Meltemi editore, 2022).

Entrare nel letto d’inverno e sentire le coperte fredde. Entrare nel letto d’estate e sentire le coperte calde. Le persone che non si spostano per farti scendere quando si aprono le porte della metro. Dovermi spostare dalle porte della metro per far scendere le persone. Dover usare le forbici per tagliare le confezioni di plastica durissima dove spesso dentro ci sono un paio di forbici. L’acqua che esce dalla borraccia quando la sto riempiendo alla fontana. Le telefonate. Dover decidere ogni giorno cosa mangiare. Asciugarmi i capelli. Sentire troppo caldo d’inverno. Sentire troppo freddo d’estate. La sensazione dei vestiti addosso alla pelle. Avere le mani unte. La farina sulla bocca dopo aver mangiato un panino o un pezzo di pizza. La vittoria di Donald Trump su Kamala Harris. Lavare le mani con poco sapone. Togliere la polvere dalla libreria. Vedere la polvere sulla libreria. La polvere. Fare la pipì. La borsa che mi cade dalla spalla quando ho un giacchetto di pelle. Gli uomini. Non poter vedere la mia migliore amica ogni giorno. Mia madre (ogni tanto). Piegare i panni. Accorgermi alle tre e mezza di pomeriggio che il sole sta già tramontando. Asciugarmi la faccia con un asciugamano già umido. Non poter stendere sempre le gambe quando sono seduta. Mio padre (ogni tanto). Chiudere per sbaglio la finestra di Spotify quando sto ascoltando la musica. Chiamare per sbaglio le persone quando sto ascoltando un messaggio audio. Chiamare per sbaglio le persone. Mia sorella quando non risponde ai miei messaggi. Rispondere ai messaggi. Dover cambiare gli occhiali da sole con gli occhiali da vista. Camminare di corsa la sera quando torno da sola a casa. Il wi-fi che smette di funzionare quando sto guardando un film in streaming. Alzarmi dal letto se ho sete. Non poter ascoltare la musica la sera quando esco. Che siano uomini a decidere cosa possono o non possono fare le donne con i propri corpi. Alzarmi dal letto per fare pipì. Alzarmi dal letto. Quello che sta succedendo alle donne in Afghanistan. Quello che succede di continuo alle donne nel mondo. Quello che succede di continuo alle bambine nel mondo. Sentirmi troppo piccola. Sentirmi troppo grande. Fare la ceretta. I tirocini non retribuiti. Non avere il teletrasporto. Il manspreading. Il disordine. le cuffie che non si connettono immediatamente al bluetooth. Lasciare il cappotto al guardaroba delle discoteche. Avere torto. Ammettere di avere torto. Cucinare. Il cambio metro a Termini. Troppa gente per strada. Milano. Il vento. Arrossire. Il mal di gola. L’audacia degli uomini. Essere nervosa per un primo appuntamento. I primi appuntamenti. Sentirmi un oggetto (ogni tanto). Gli sguardi indesiderati. Le persone che ti fissano (gli uomini). Sentirmi in debito con qualcuno. I soldi. Il caffè che rimane in fondo alla tazzina. Non avere fazzoletti. Le borse troppo grandi. Le borse troppo piccole. Gli scioperi dei mezzi pubblici. Le file per i bagni. I camerieri che puliscono il tavolo appena ti siedi. Finire un film e non avere nessuno con cui parlarne. La gelosia fra donne. L’invidia fra donne. Le persone che mi chiedono se va tutto bene quando sono struccata. Le persone che mi chiedono se va tutto bene. Chi cammina piano quando sono di fretta. I risvoltini nei pantaloni. Gli scout. I preti. La chiesa cattolica. I sentimenti non ricambiati. Scegliere fra la sopravvivenza e l’etica. Aspettare l’ascensore. Lavorare. Avere sete. Avere fame. Il bisogno di validazione esterna. Le pellicine attorno alle unghie. Rovesciare il caffè su una maglietta bianca. Ordinare un piatto non troppo buono al ristorante. Finire il tabacco. Uscire fuori dai locali per fumare. La polizia. I turisti americani. Gli americani. Parlare di politica al bar. La scortesia. Avere l’odore del fumo sulle dita. Le coppie che si tengono per mano. Gli stereotipi. I film senza trama. I francesi. I tedeschi. Chi si mangia le unghie. Le persone competitive. I libri con più di mille pagine. I film più lunghi di due ore. Chi parla troppo. Chi parla a voce troppo alta. Aspettare lo smalto che si asciuga. Aspettare. I ritardatari. La fila all’imbarco dell’aeroporto. Fare la valigia. Dover continuare a combattere per i propri diritti. La guerra. Il genocidio a Gaza. Non avere il controllo sulle mie emozioni. L’amore. Indesign. I file excel. Le forme di cortesia nelle e-mail. Le chiamate su zoom. I piedi freddi. Le mani fredde. Gli occhiali appannati. Le alghe al mare. Lo spid. L’inflazione. Canva. I profumatori per gli ambienti. Gli esami del sangue. Gli esami. Le poste. Sudare.

Eleonora Sacco is an art historian, critic and independent curator based in Rome. She holds a BA in Historical-Artistic Studies from Sapienza Università di Roma and is currently working on her thesis for the MA in Visual Arts and Curatorial Studies at Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Her research primarily focuses on performative and participatory practices, public art, and community or issue-oriented forms of artistic engagement.