Nuove Frontiere del Benessere dell’Ecosistema Vaginale # Roma
Critical text for the solo show of Anna Raimondo, Nuove Frontiere del Benessere dell’Ecosistema Vaginale # Roma, Ex Elettrofonica, Rome, October – November 2017.
[This text is in Italian]
Camminare con i tacchi sui sampietrini di Roma ti fa sentire perennemente in bilico, senti di non poter dominare il territorio, di non essere sicura.
Ogni volta che parcheggio la macchina, di notte, prima di aprire le sicure ed uscire, guardo bene gli specchietti retrovisori per controllare che tutto sia sicuro intorno a me.
Mentre cammino per strada tengo i pugni chiusi, nelle tasche del giubbotto, e sono sempre pronta a scattare, nel caso qualche situazione strana si palesi all’improvviso.
Ma tu sei femminista. Dillo!
Però ragazze se vi mettete le gonne troppo corte poi lo sapete che rischiate.
Ieri sull’autobus, strapieno come al solito perché passano ogni mezz’ora e quando passano sembriamo delle sardine in scatola, a un certo punto ho sentito qualcosa che mi si appoggiava sul sedere. Una cosa ferma ma morbida, che era proprio infilata tra le natiche. Mi sposto, cercando di non calpestare i piedi alle sardine intorno a me che mi guardano male, e poi mi giro. Ed era proprio la mano di un signore, che era lì dietro di me, con lo sguardo vago.
Forse per uscire dovresti coprirti un po’… Si è già fatto tardi, non sai mai chi puoi incontrare la sera.
Si tratta di frammenti di conversazioni che accompagnano la vita di una donna sin dall’infanzia e che riconosciamo immediatamente. Potrebbero indifferentemente essere emersioni di esperienze di una stessa donna o di soggetti diversi. Potrebbero essere nostre esperienze vissute o ascoltate in prima persona. Non cambia molto: tutte abbiamo ascoltato frasi o vissuto situazioni simili, a prescindere dal nostro orientamento sessuale. Tutte camminiamo circospette di notte tornando a casa, abbiamo temuto per la nostra incolumità, ci siamo sentite a disagio o colpevoli, abbiamo messo la maschera della dura o allungato il passo in un momento di tensione. Lo spazio urbano ed umano che ci circonda non è indifferente al genere che indossiamo.
Con Nuove frontiere del benessere dell’ecosistema vaginale, Anna Raimondo ci porta a ragionare su questa reiterazione di esperienze: le voci di un gruppo eterogeneo di donne ci accompagnano per mano in una serie di spazi di una città e ci fanno comprendere la relazione tra la loro esperienza di donne e la città in cui vivono. Ascoltando le loro voci riviviamo, riconosciamo, ci sentiamo parte di un’esperienza condivisa e corale, che è l’esperienza delle donne in un sistema di spazi e relazioni umane normati sulla sessualizzazione del corpo femminile.
In Femminisme quotidien #1, un progetto del 2017 realizzato a Rabat in Marocco, Anna aveva chiesto a dei gruppi di donne di pensare e condividere delle frasi che esprimessero la relazione del loro corpo con l’ambiente circostante. Una di queste frasi diceva “Je ne suis pas un bout de viande” (“non sono un pezzo di carne”): una frase talmente logica da sembrare naive, ridondante e lapalissiana. Ma quello che emerge dai racconti delle donne che Anna faceva parlare, evocando la loro città, è che questa ridondanza ci accompagna ad ogni passo, ad ogni sguardo, ad ogni pensiero, ad ogni atto che facciamo. Essere donna è parte di questa ridondanza di gesti fatti in automatismo, incorporati nel modo di muoverci, per evitare che lo spazio circostante e gli umani che lo abitano infieriscano sul nostro corpo sessualizzato.
Nuove frontiere del benessere dell’ecosistema vaginale #1 Roma esplora Roma, e restituisce una esperienza che Anna compie lei stessa negli spazi urbani evocati dalle donne che ha incontrato. Una deriva psicogeografica che ha compiuto in città raccogliendo storie, sentimenti, pensieri ed anche suoni di un ambiente urbano e umano seducente ma aggressivo, luminoso ma a tratti oscuro, rassicurante ed anche minaccioso, profondamente storico e nello stesso tempo – nella sua caratterizzazione di sessuata quasi ancestrale – senza tempo.
La condizione di genere che ci portiamo appresso implica convivere con sentimenti contrastanti: desideri di femminilità liberata, di bellezza indossata con leggerezza, di autostima e di distratto senso di aderenza alla bellezza dei luoghi o dei momenti ed allo stesso tempo sentimenti cupi che ci portano a centrarci, proteggerci, controllare il territorio, non apparire, nasconderci, negare i nostri desideri e le nostre inclinazioni per non essere forzate a vivere esperienze di violenza che non ci appartengono.
Butler parla di una performatività di genere, basata sulla reiterazione di certe norme imposte dalle aspettative della società rispetto al genere degli individui. La sua idea di reiterazione si concentrava sull’orientamento sessuale più che sui comportamenti dei corpi delle donne nello spazio. Ma vivendo la pièce sonora che Anna ha installato negli spazi di Ex Elettrofonica, abbiamo il sentimento preciso di condividere, in quanto donne, la reiterazione infinita del nostro contrasto interiore, che ci porta ad anelare ad una femminilità liberata e disinvolta ed al tempo stesso castrarla. Le voci di tante altre donne – che potremmo essere noi – ci fanno capire la ripetitività, la coralità della nostra esperienza. Il primo capitolo di questa ricerca, che Anna ha sviluppato a Roma, sarà trasportata come dispositivo di ricerca a Valparaiso in Cile, a Bruxelles ed a Tenerife nei prossimi mesi, con una domanda su questa coralità: quali sono gli elementi comuni e quali le differenze in contesti sociali e culturali differenti? Esiste una universalità di questa esperienza? In che modo gli spazi urbani accolgono il corpo delle donne?